Le più antiche evidenze di elaborazione di alimenti vegetali nel Paleolitico, in “Preistoria del cibo. L’alimentazione nella preistoria e nella protostoria”

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REVEDIN A., ARANGUREN B., MARCONI E., MARIOTTI LIPPI M., RONCHITELLI A., 2021 – Le più antiche evidenze di elaborazione di alimenti vegetali nel Paleolitico, in “Preistoria del cibo. L’alimentazione nella preistoria e nella protostoria” (a cura di I. Damiani, A. Cazzella, V. Copat), Studi di Preistoria e Protostoria – 6, Firenze, 353-364.

https://www.researchgate.net/publication/355700489

Riassunto

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Gli studi recenti mettono in evidenza l’importanza della componente vegetale nella dieta umana del Paleolitico, grazie soprattutto alle evidenze costituite dalle analisi isotopiche, dai residui vegetali rinvenuti nei siti, dai granuli di amido nel tartaro dei denti e sugli strumenti per la macinazione, i quali costituiscono il principale oggetto di ricerca del progetto IPP sulle “Risorse vegetali nel Paleolitico”.

Il progetto IIPP ha come obiettivo sia ottenere informazioni sulla dieta, sia ricostruire le complesse tecniche per la preparazione di cibi di origine vegetale e quindi le strategie di sussistenza che costituivano una parte importante del bagaglio culturale delle popolazioni paleolitiche. I ritrovamenti dimostrano che questa tecnologia era sviluppata fin dagli inizi del Gravettiano ed estesa su una vasta area dell’Europa, dall’Italia meridionale alla pianura del Don in Russia, in tipi di insediamenti molto diversi fra loro.

Lo studio si è rivolto: 1 – all’individuazione dei manufatti attraverso l’analisi degli elementi morfotecnici ricorrenti e le tracce d’uso; 2 – all’individuazione dei vegetali utilizzati, attraverso il campionamento dei residui sulle macine, l’analisi dei granuli di amido, l’individuazione delle specie di provenienza; 3 – alla comprensione dei procedimenti tecnici impiegati per la produzione di farine, tramite la sperimentazione; 4 – alla caratterizzazione chimico-nutrizionale delle porzioni vegetali macinate, per valutare l’apporto quantitativo-qualitativo di proteine, carboidrati complessi e acidi grassi.

Tutti i manufatti sono stati usati per trattare differenti specie vegetali che chiaramente variavano a seconda di quello che offriva l’ambiente circostante. La varietà dei manufatti e delle tecniche utilizzate appare come il risultato dell’adattamento a contesti economici e ambientali diversi di conoscenze che dovevano essere comuni e diffuse. Si tratta di un’attività economica complessa che necessita di un notevole investimento di risorse da parte della comunità: questo dimostra che l’introduzione delle farine nelle strategie di sussistenza dei gruppi umani del Paleolitico superiore doveva rivestire un ruolo non secondario. L’importanza della farina consiste infatti nell’alto contenuto energetico concentrato in un prodotto poco voluminoso e poco pesante, facilmente trasportabile e conservabile.

Abstract

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Recent studies have cast light on the importance of the vegetal component in the Palaeolithic. This finding is based largely on the evidence of isotopic analyses, on the vegetal residue found in the sites and the starch grains found in tooth tartar and on tools used for grinding. These tools are the main subjects of research in the IIPP project Vegetal Resources in the Palaeolithic.

The aim of the IIPP project is both to obtain information about the diet and to reconstruct the complex techniques used in the preparation of foods of vegetal origin and, consequently, the subsistence strategies that were a significant component of the cultural baggage of the Palaeolithic populations. Discoveries demonstrate that this technology was developed starting in the early Gravettian in extremely varied types of settlement ranging over a vast area of Europe, from southern Italy to the plain of the river Don in Russia.

The aims of the study are: 1- to identify the artefacts by analysing the recurrent morphotechnical elements and the use-wear traces; 2 – to identify the plants used by sampling the residue on the grindstones and analysing the starch grains to identify the species of origin; 3 – to perform experiments to understand the technical procedures used in the production of flour; 4 – to perform chemical and nutritional characterisation of the vegetal portions that were ground in order to assess the quantitative and qualitative content of proteins, complex carbohydrates and fatty acids.

The artefacts were used to process different vegetal species, which naturally varied depending on the resources offered by the local environment. The variety of the artefacts and of the techniques used appears to be the result of adaptation of widespread and common knowledge to different economic and environmental contexts. This was a complex economic activity that required a significant investment of resources on the part of the community, demonstrating that the introduction of flour must have played a major role in the subsistence strategies of the human groups of the Upper Palaeolithic. The importance of flour is in fact related to the high energy content concentrated in a product of reduced bulk and weight that could be stored and transported.

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